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Monitoraggio sul campo

Nonostante l’evoluzione dei sistemi di telerilevamento, il monitoraggio sul campo è ancora oggi l’attività principale e fondamentale che ci consente di raccogliere i dati necessari per capire le condizioni e l’evoluzione dei nostri ghiacciai. Per questo ogni annoi nel periodo tra fine maggio e fine ottobre organizziamo una campagna di rilievi che ci porta a visitare la maggior parte dei ghiacciai della Lombardia. Misuriamo direttamente alcuni parametri, come le variazioni frontali, l’accumulo di neve all’inizio dell’estate e la fusione del ghiaccio a fine estate oltre a catturare centinaia di immagini da apposite stazioni fotografiche.

Tutti i dati e le immagini raccolti dai nostri operatori appositamente formati vengono poi elaborati per stimare il bilancio di massa annuale dei singoli ghiacciai, l’indicatore più affidabile dello “stato di salute” di un ghiacciaio in relazione alle condizioni climatiche. L’obiettivo finale è quantificare il bilancio annuale dell’intera massa glaciale presente in Regione Lombardia, affinché ci sia consapevolezza riguardo i cambiamenti che stanno avvenendo ai componenti principali della criosfera della regione.

In questa sezione puoi trovare i dettagli tecnici dei metodi e degli strumenti che utilizziamo per gli studi che confluiscono nelle pubblicazioni periodiche e nei dati ufficiali che vengono trasmessi agli enti di ordine territoriale superiore. Fra questi una relazione della campagna glaciologica, coordinata attualmente da Amerigo Lendvai, con le singole relazioni sui ghiacciai monitorati comprensive di misure frontali, immagini e sintesi dei bilanci di massa viene inviata annualmente al Comitato Glaciologico Italiano (CGI). I dati di dettaglio riguardanti i bilanci di massa dei ghiacciai “laboratorio SGL” fanno parte della rete del  World Glacier Monitoring Service di Zurigo (WGMS) massima istituzione a livello mondiale per la raccolta e la diffusione dei dati glaciologici.

Nivologia Glaciologica

La storia

I rilievi nivologici a scopo glaciologico si svolgono al termine della stagione di accumulo (autunno-inverno-primavera) quando sui ghiacciai si raggiunge il massimo spessore di neve al suolo, tipicamente tra maggio e metà giugno. Hanno l’obiettivo di quantificare l’acqua immagazzinata nella neve (SWE) disponibile per proteggere il ghiaccio del ghiacciaio dalla fusione estiva. Conoscere quanta acqua è disponibile nel manto nevoso è di grande importanza anche per prevedere e pianificare i deflussi idrici nei torrenti e nei fiumi durante i mesi estivi. Sebbene fino al 2000 venisse principalmente indagata solo l’altezza neve, la stratigrafia completa di equivalente in acqua viene oggi effettuata in 8 siti campione per i quali si dispone ormai di una significativa serie storica. Mario Butti, storico operatore SGL, ha iniziato questa attività per SGL già nel 1994 sul ghiacciaio di Vazzeda che detiene oggi la serie più lunga, seguito nel 1996 dai ghiacciai del Lupo e del Dosegù coordinati rispettivamente da Stefano D’Adda e Carlo Lonardo nell’ambito del progetto “Evoluzione del manto nevoso annuale” ideato da Antonio Galluccio assieme alla commissione scientifica SGL del tempo. Attualmente ogni sito nivologico è coordinato da un operatore di riferimento (vedi tabella) mentre l’analisi dei dati e la relazione annuale è redatta da Riccardo Scotti. Fin dal 1998 la nivologia glaciologica vede la collaborazione diretta con ARPA Lombardia – Centro Nivo-Meteorologico di Bormio che si occupa della raccolta dati sui ghiacciai di Alpe Sud (Sobretta) e Dosegù.

Localizzazione dei siti nivologici SGL in Lombardia

 

Siti nivologici SGL

 

Coordinate

(WGS84-UTM Z32N)

Quota e settore

(m a.s.l.)

 

HS Altezza neve media (intervallo)

(cm)

Inizio serie Operatore responsabile
Suretta Sud 527933 – 5150203

2765 m Spluga

405

(1999-20)*

1999 M. Lojacono (1999-2006)

A. Toffaletti (2007-2013)

R. Rampazzo (2014-2016)

P. Gallo (2016-presente)

Vazzeda 556135 – 5128946

2930 m Disgrazia

381

(1994-20)**

1994 M. Butti (1994-2014)

M. De Zaiacomo (2014-presente)

Pizzo Scalino 575365 – 5125473

3080 m Scalino

450

(2010-20)

2010 R. Scotti (2010)

A. Bolis, G Neri (2011-presente)

Campo Nord 585373 – 5142387

2990 m Livigno

198

(2000-20)*

2000 Ale Galluccio, M. Maggioni (1999-2007)

D. Colombarolli, A. Bera (2007-presente)

Alpe Sud 610310 – 5138610

3170 m Ortles – Cevedale

219

(1998-20)***

1998 L. Bonetti, E. Meraldi, M. Fioletti (1998-presente) ARPA Lombardia
Dosegù 618818 – 5136572

2995 m Ortles – Cevedale

181

(1996-20)****

1996 C. Lonardo (1996-1998)

L. Bonetti, E. Meraldi, M. Fioletti (1999-presente) ARPA Lombardia

Pisgana Ovest 617223 – 5115817

3140 m Adamello

277

(2000-20)*

2000 M. Monfredini, E. Zucchini, G. Salvioni (1999-2001)

P. Pagliardi (2007-presente)

Lupo 576626 – 5102882

2545 m Orobie

464

(1996-20)

1996 S. D’Adda (1996-2004)

R. Scotti (2004-presente)

Quadro riassuntivo dei siti nivologici SGL. I siti del Ferro (Valmasino) e di Scerscen Superiore (Bernina) sono stati attivi rispettivamente dal 1998 al 2002 e dal 2000 al 2010 e sono oggi abbandonati.  (* manca il 2002, ** manca il 1997, *** manca il 2012, **** mancano gli anni dal 2002 al 2006 e dal 2018 al 2019)

La stratigrafia

Il rilievo si svolge scavando una trincea nel manto nevoso e misurando la densità della neve per ogni strato omogeneo. Tale misura si effettua con un carotatore manuale e un dinamometro portatile, con il quale si pesa un campione rappresentativo di volume noto. Moltiplicando la densità di ogni strato per il suo spessore e sommando il contributo di tutti gli strati del manto nevoso, si ottiene l’equivalente in acqua dello stesso e si riporta tipicamente in metri o millimetri di acqua equivalente (m w.eq o mm w.eq). Questa rappresenta la quantità di massa che, per quell’anno, il ghiacciaio guadagnerebbe se ipoteticamente non dovesse fondere neve durante l’estate (stagione di ablazione).

I dati dei rilievi nivologici consentono di monitorare la variabilità spaziale, tra i diversi settori e temporale, nel corso degli anni, dell’entità delle precipitazioni nevose complessive e confrontarne la resistenza alle condizioni climatiche estive, che risultano essere determinanti per la conservazione della massa nevosa sui ghiacciai.

Rilievo nivologico al ghiacciaio del Lupo a cura di D. Bavera e D. Perego il 15 giugno 2008, 463 cm di neve sul ghiacciaio (foto R. Scotti)

Altezza neve misurata negli 8 siti nivologici SGL

Misure Frontali

Cosa sono

Con misura frontale di un ghiacciaio si intende il rilievo della posizione della porzione più avanzata dello stesso in modo lineare rispetto a un punto fermo sul terreno e a una direzione fissata (azimut) ed è riportata in metri (m). Sostanzialmente consente di monitorare a cadenza annuale l’avanzata o il ritiro in un ghiacciaio in risposta alle condizioni climatiche. La fronte del ghiacciaio arretra (risale di quota) qualora il flusso di ghiaccio dalle porzioni superiori del ghiacciaio non riesca a controbilanciare il ghiaccio perso per fusione. Al contrario la fronte tende ad avanzare se il flusso di ghiaccio è più intenso rispetto ai processi di fusione. Per misurare la distanza fra il caposaldo e la fronte del ghiacciai viene usata ancora oggi una bindella metrica, accompagnata talvolta da distanziometro laser.

Misura frontali al ghiacciaio di Cassandra Est il 28 settembre 2008 (foto R. Scotti)

Una storia di oltre un secolo

La misura frontale è un parametro che è stato parzialmente superato dall’introduzione di metodologie maggiormente rappresentative delle dinamiche cui è soggetta una massa glaciale, ma mantiene un notevole valore soprattutto in virtù della notevolissima estensione temporale delle serie storiche disponibili. Infatti per alcuni ghiacciai come il Ventina o i Forni i primi capisaldi di misura sono stati collocati nel 1895, fra le prime nelle alpi italiane, mentre la maggior parte dei ghiacciai lombardi vennero dotati di appositi segnali di misura negli anni Venti del 900. Benché spesso successivamente abbandonati a causa degli intervenuti mutamenti morfologici, in qualche caso tali capisaldi restituiscono oggi ancora la straordinaria ampiezza delle variazioni glaciali del Novecento e di questa prima fase del XXI secolo. L’apposizione di punti fermi di misura ha costituito una tappa iniziale nel lungo percorso di scoperta, osservazione e monitoraggio dei ghiacciai lombardi e pertanto viene mantenuta attiva anche per individuare correlazioni con gli altri parametri oggi disponibili.

La lunga serie di misure frontali al ghiacciaio della Ventina, iniziata nel 1894. La fase di regresso è stata interrotta, come in altri ghiacciai alpini, negli anni 20 e negli anni 70-80 del 900. La correlazione con le temperature estive misurate nella stazione di riferimento di Sils/Maria (dati Meteoswiss) permette di apprezzare la correlazione fra temperatura e fluttuazioni della fronte. Soprattutto per la fase di avanzata avvenuta fra il 1972 ed il 1989 si nota un ritardo di 15-20 anni rispetto alla fase di abbassamento delle temperature che l’ha generata. Questo ritardo è dovuto al tempo che impiega l’onda di piena a propagarsi lungo il ghiacciaio ed è in genere proporzionale alle dimensioni dello stesso, seppur con molte eccezioni dovute a diversi fattori morfologici. Serie ricostruita da Flavio Cambieri e Mattia Gussoni su base dati CGI e SGL.

La rete di segnali SGL

La rete dei segnali di misura SGL è digitalizzata, ogni caposaldo, materializzato da un triangolo in vernice rossa, è dotato di coordinate, quota e azimut, ovvero la direzione lungo la quale va effettuata la misura lineare. Il numero di segnali è in continuo incremento perché risulta importante materializzare di volta in volta nuovi segnali relativamente vicini alle fronti in arretramento per ridurre possibili errori di misura. La rete di segnali è visibile sia sul webgis SGL che sulla APP SGL.  Gianmarco Mondati cura il coordinamento della raccolta dei dati di misura frontale e la successiva analisi dei dati.

Materializzazione di un nuovo segnale (NN11) in prossimità della fronte del ghiacciaio di Cassandra Est con posizionamento di un ometto in pietra di riferimento (utile per ritrovare il segnale in caso di neve fresca) e georeferenziazione del punto con GPS il 25 settembre 2011 (foto R. Scotti).

Rilievi Fotografici

Le fotografie sono il metodo più semplice utilizzato per monitorare i ghiacciai. Seppur forniscano prevalentemente informazioni qualitative risultano estremamente utili per testimoniare la condizione del ghiacciaio in quel determinato momento e per rendere evidenti i suoi mutamenti nel tempo. SGL fin dalla sua nascita ha istituito una rete di stazioni fotografiche, alcune delle quali materializzate sul terreno da un quadrato rosso in vernice, altre semplicemente con un ometto in pietra. Ognuna è dotata di codice, quota, coordinate, focale utilizzata e categoria di importanza storico-paesaggistica. La distribuzione delle stazioni fotografiche codificate è visibile sia sul webgis SGL che sulla APP SGL. La raccolta delle immagini dei ghiacciai da parte degli operatori con la successiva archiviazione e preparazione dei confronti fotografici è curata da Riccardo Scotti.

 

In particolare le immagini vengono utilizzate con questi due obiettivi:

  • Confronto fotografico tra scatti effettuati nel medesimo punto: si cerca la posizione di scatto di una, o una serie di fotografie precedenti e si cattura l’immagine del ghiacciaio mantenendo il più possibile fisse l’inquadratura, il periodo dell’anno e l’ora di scatto; confrontando le fotografie si possono facilmente valutare le variazioni intercorse fra le due immagini sia sul ghiacciaio che nelle aree circostanti arrivando a ottenere risultati di grande impatto comunicativo grazie alla facilità di lettura e l’immediatezza delle immagini. Nel nostro archivio potete trovare tutti gli scatti più importanti frequentemente aggiornati.

Individuazione della vecchia stazione fotografica utilizzata da Giuseppe Nangeroni nel settembre 1929 per immortalare il ghiacciaio del Bondone nelle Orobie Valtellinesi. La stampa delle foto storiche è fondamentale per facilitare la collocazione il più accurata possibile del punto di scatto. 19 settembre 2015 (foto R. Scotti)

Ghiacciaio della Ventina. La “sequenza Marson” il primo confronto fotografico multitemporale di un ghiacciaio italiano (1885-1890) effettuato da Luigi Marson, assoluto precursore della glaciologia lombarda che per primo descrisse i principali ghiacciai della Valmalenco. Le immagini sono state opportunamente allineate e ritagliate per migliorare la sovrapposizione e rendere più evidenti le variazioni del ghiacciaio. Solo la prima (1895) è stata scattata da un punto più ravvicinato delle altre e non garantisce una sovrapposizione efficace. Sulla base delle misure di variazione della fronte, fra la prima e l’ultima immagine il ghiacciaio è arretrato complessivamente di 33 m compresa una piccola avanzata di 5 m fra il 1888 ed il 1889.

  • Stima della percentuale di area del ghiacciaio coperta da neve a fine stagione (AAR): da particolari stazioni fotografiche poste a distanza o ad una quota piuttosto elevata rispetto al ghiacciaio si cerca di catturare un’immagine poco prima della fine della stagione di ablazione (settembre-ottobre) in cui sia visibile chiaramente la superficie del ghiacciaio; si stima quindi la snow-line o linea della neve che a livello alpino può essere assimilata alla linea di equilibrio (Equilibrium Line Altitude – ELA) ovvero la quota alla quale il bilancio stagionale è uguale a 0. La ELA divide quindi il ghiacciaio in due porzioni, a monte l’area coperta da neve vecchia, con bilancio positivo, a valle la zona di ablazione. Si deriva così la percentuale di area del ghiacciaio coperta da neve riferibile alla stagione invernale precedente (AAR), che rappresenta un valido indice per determinare se il bilancio di massa annuale è positivo, negativo o in equilibrio. In particolare statisticamente occorre un innevamento che copra fra il 44 ed il 67 % della superficie del ghiacciaio per ottenere un bilancio di massa di equilibrio. Percentuali più alte testimoniano un bilancio positivo mentre percentuali inferiori una perdita di massa complessiva.

Esempio di utilizzo di una foto da terra per riportare la ELA in carta (riquadro a destra) per poi calcolare l’indice AAR. La ELA teorica di equilibrio rappresenta la quota alla quale dovrebbe arrivare la neve vecchia a fine estate per garantire un bilancio annuale di equilibrio per il ghiacciaio

Bilanci di Massa Glaciologici

Cosa si intende per bilancio di massa

Il bilancio di massa è uno dei parametri più significativi e maggiormente utilizzati nello studio dell’evoluzione dei ghiacciai. Viene calcolato come somma algebrica degli accumuli (apporti nevosi) e delle perdite (ablazione) verificatisi nell’arco dell’anno meteorologico (convenzionalmente dal 1° ottobre al 31 settembre), espressi in millimetri o metri di acqua equivalente. Il risultato del bilancio di massa annuale rappresenta il vero indicatore dello “stato di salute” di un ghiacciaio. Gli apporti di massa comprendono, oltre alle precipitazioni nevose dirette, gli apporti valanghivi, il trasporto eolico, ed i fenomeni di condensazione, mentre i fattori di segno negativo riguardano la fusione nivo-glaciale (sia superficiale, dovuta all’irraggiamento solare, sia al contatto ghiaccio-roccia lungo il letto glaciale, dovuta al flusso di calore geotermico), il calving, fenomeni di erosione (eolica o da valanga) e la sublimazione.

I principali fattori, in termini quantitativi sono solitamente le precipitazioni invernali e la fusione estiva; gli apporti valanghivi possono, in ghiacciai di piccole dimensioni, rappresentare il fattore principale che ne governa la dinamica. Sommando algebricamente i termini sopra descritti si ottiene il bilancio di massa netto annuo del ghiacciaio.

I bilanci di massa SGL

Calcolare il bilancio di massa di un ghiacciaio richiede un notevole impegno sia per il numero di rilievi sul campo che per la strumentazione da installare sul ghiacciaio oltre alla complessa fase di analisi dei dati raccolti.

Per questo viene svolto continuativamente solo su pochi ghiacciai che presentano caratteristiche morfologiche che ne facilitano le operazioni e che possono essere considerati come rappresentativi dell’andamento del settore che li ospita. Il SGL effettua il bilancio di massa completo, ovvero invernale, estivo e netto, esteso all’intera superficie dei ghiacciai Suretta Sud (settore Spluga-Lej), Lupo (settore Orobie) e Campo Nord (settore Livigno). Inoltre, il bilancio di massa netto puntuale, ovvero valutato su singoli punti rappresentativi (paline ablatometriche), e quindi non esteso sull’intera superficie del ghiacciaio, viene effettuato in oltre 60 punti distribuiti su 15 ghiacciai che coinvolgono tutti i settori montuosi delle alpi lombarde.

In entrambi i metodi, le variazioni negative di spessore, corrispondenti a perdite di massa, vengono convertite in millimetri di acqua equivalente utilizzando un opportuno valore di densità del ghiaccio come fattore di conversione; dove invece la variazione è positiva, dato che si tratta di neve residua e non ancora trasformata in ghiaccio, è necessario effettuare ulteriori misure di densità della neve o del firn accumulati, poiché in questo caso il range variabilità è ampio.

Localizzazione dei ghiacciai oggetto di bilancio di massa distribuito sull’intera superficie del ghiacciaio in Lombardia da parte di SGL

Le serie di bilancio di massa puntuale (ovvero valutato su una singola palina, o coppia di paline limitrofe). Per ogni sito viene indicata la quota del ghiacciaio nel punto indagato all’inizio ed alla fine della serie. Per tutti e 4 i ghiacciai oggetto di studio viene monitorato il bilancio invernale, estivo e netto.

Le serie di bilancio di massa esteso all’intera superficie del ghiacciaio comprensivo di indice AAR e curva di bilancio cumulato per i 3 ghiacciai oggetto di rilievo dettagliato. Fino al 2010 venivano prevalentemente condotti bilanci geodetici con GPS differenziale mentre successivamente i dati sono derivati da bilancio glaciologico classico. Al ghiacciaio di Campo Nord-Paradisin viene misurato il solo bilancio netto alla fine della stagione di ablazione.

Bilancio di massa geodetico

La superficie del ghiacciaio viene rilevata, sempre al termine dell’annata glaciologica (fine settembre-metà ottobre) mediante rilievi topografici diretti o aerofotogrammetrici; il confronto tra modelli di superficie (DEM, Digital Elevation Model) relativi a due rilievi consecutivi consente di ottenere il bilancio di massa netto con una risoluzione molto elevata. Questo metodo, rispetto a quello glaciologico consente di acquisire le variazioni morfologiche della superficie glaciale, che permettono a loro volta di individuare i trasferimenti di massa dalla zona di alimentazione alla zona di ablazione.

Bilancio geodetico con GPS differenziale: si utilizza una coppia di ricevitori GPS geodetici operanti in modalità differenziale, rispettivamente posti su un punto di riferimento ubicato nel raggio di alcuni chilometri di distanza dall’area da rilevare e sulle spalle di un operatore che percorre la superficie del ghiacciaio. Così facendo, è possibile determinare le coordinate dei punti costituenti la traiettoria seguita dall’operatore, secondo una cadenza temporale o spaziale predefinita. La serie di punti rilevata rappresenta la base per la ricostruzione della superficie del ghiacciaio grazie a tecniche di interpolazione. Questa tecnica, applicata fin dal 2002 da Andrea Tamburini sul ghiacciaio di Suretta Sud, viene tutt’ora utilizzata dal SGL sugli stessi ghiacciai dove viene effettuato il bilancio glaciologico con cadenza biennale o triennale come riferimento utile per mettere in luce eventuali errori nel calcolo del bilancio glaciologico.

Rilievo della superficie del ghiacciaio del Lupo con GPS differenziale 5 ottobre 2008 (foto V. Sciaresa)

Ghiacciaio del Lupo: risultato del confronto tra le superfici glaciali del 2008 e del 2009 al fine del calcolo di bilancio di massa annuale con metodo geodetico. I valori riportati in legenda rappresentano le variazioni di quota della superficie. Le variazioni negative sono interpretate come spessore di ghiaccio perso, mentre le variazioni positivie sono da attribuire ad accumuli valanghivi, neve e firn, pertanto prima del calcolo del bilancio di massa, tutti i valori vanno trasmorati in mm W.eq., per permetterne il confronto. Nell’elaborazione presentata in figura non è stata analizzata tutta la superficie glacializzata, a causa dell’impossibilità di effettuare le misure gps in alcune aree del ghiacciaio. Il rilievo aereofotgrammetrico con drone permette di superare queste limitazioni. 

Bilancio geodetico aerofotogrammetrico: lo sviluppo di droni fotografici ha permesso lo sviluppo dei bilanci geodetici su base aereofotogrammetrica che rappresentano oggigiorno una valida soluzione per ottenere modelli digitali del terreno estremamente dettagliati ed accurati capaci di restituire bilanci di massa particolarmente rappresentativi. Similmente al bilancio geodetico con GPS differenziale, sul campo si misurano le coordinate x, y, z di target specifici che vengono posati sul ghiacciaio e nelle aree circostanti per la sola durata del rilievo. Contestualmente il drone effettua una traiettoria di volo predefinita automatizzata durante la quale scatta numerose immagini del ghiacciaio che, grazie a tecniche fotogrammetriche, permettono la creazione di una nuvola di punti estremamente densa che permette la creazione per interpolazione di un modello digitale della superficie del ghiacciaio. Le coordinate dei target, misurate con accuratezza centimetrica grazie al GPS, consentono la georeferenziazione del modello 3D che diventerà quindi confrontabile con i modelli degli anni precedenti e successivi. Il SGL, grazie alle competenze dronistiche di Paolo Gallo, ha iniziato nel 2018 ad utilizzare questa tecnica sui ghiacciai di Suretta Sud, Campo Nord e Vitelli.

L’operatore drone Paolo Gallo sulla  Vedretta Piana (Passo dello Stelvio) in occasione di un rilievo aereofotgrammetrico, 17 settembre 2019 (foto G. Prandi)

Modello tridimensionale della fronte del ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone derivato da rilievo aereofotogrammetrico con drone (dati P. Gallo).

 Bilancio di massa glaciologico

Il bilancio di massa invernale (accumulo), viene valutato grazie ad una serie di sondaggi che misurano l’altezza del manto nevoso alla fine della primavera. Utilizzando tecniche di interpolazione è possibile calcolare l’altezza neve distribuita in ogni punto della superficie del ghiacciaio. Conoscendo la densità media della neve, misurata grazie al rilievo nivologico, è possibile calcolare il bilancio invernale (accumulo) del ghiacciaio.

Per valutare il bilancio di massa estivo e quindi il bilancio netto vengono installate delle paline ablatometriche (di legno o metallo) infisse verticalmente nel ghiacciaio dalla sua superficie, in modo tale che queste siano solidali con esso e che in corrispondenza delle quali possano essere effettuate periodiche misure di variazione di spessore della massa glaciale; a fine estate può esserci accumulo nevoso residuo, che ha incrementato lo spessore del ghiacciaio, oppure questo può essersi ridotto perché la fusione ha esaurito la neve stagionale e ha intaccato il ghiaccio sottostante; la palina infissa verrà quindi gradualmente coperta o esposta, rispettivamente.

I dati puntuali vengono rilevati presso le singole paline del medesimo ghiacciaio il più simultaneamente possibile alla fine della stagione estiva. I dati delle singole paline possono formare delle interessanti serie di bilancio specifico o “puntuale” mentre considerando ogni palina rappresentativa di una porzione di area del ghiacciaio, si può calcolare il bilancio di massa netto esteso all’intera superficie del ghiacciaio che equivale alla somma fra bilancio invernale (accumulo) e bilancio estivo (ablazione) misurato in millimetri o metri di acqua equivalente (mm w.eq o m w.eq).

La differenza fra bilancio di massa glaciologico e geodetico

I bilanci di massa con metodo glaciologico e geodetico, sebbene forniscano come risultato un dato analogo, ossia i millimetri (o metri) di acqua equivalente di variazione media complessiva dell’apparato glaciale, in realtà misurano due grandezze leggermente differenti. Mentre le paline utilizzate per il calcolo del bilancio glaciologico sono solidali al ghiacciaio e si muovono insieme ad esso, permettendo pertanto di misurare lo spessore di ghiaccio perso o guadagnato nel corso dell’anno sulla superficie del ghiacciaio, le misure topografiche eseguite per il calcolo del bilancio geodetico forniscono informazioni sulla quota di alcuni punti misurando quindi la posizione della superficie glaciale. Ciò significa che nella misura glaciologica il trasferimento di massa da monte verso la parte frontale, dovuto alla dinamica glaciale, non viene misurato, mentre nelle misure geodetiche sì. Questo fa sì che il bilancio di massa misurato in uno stesso punto con i due metodi differisca di una quantità corrispondente alla massa trasferita dal moto glaciale da o verso quel punto. In realtà tale valore su ghiacciai piccoli e dal flusso limitato è di solito talmente ridotto da ricadere all’interno dei margini di errore strumentale ed essere pertanto difficilmente quantificabile.

Installazione di paline ablatometriche con sonda a vapore con caldaia a gas. Le paline in legno da 10 metri sono composte 5 spezzoni da 2 m asportabili. Fasce di colore ogni 20 cm (nell’ordine dall’alto al basso giallo, rosso, blu, verde, nero). (foto D. Colombarolli)

Palina ablatometrica sul ghiacciaio di Suretta Sud (foto R.Scotti)

Bilancio di massa glaciologico al ghiacciaio di Suretta Sud

ll ghiacciaio di Suretta Sud è un ghiacciamo di circo con esposizione meridionale. Situato a Nord del Lago di Montespluga è il più settentrionale dei ghiacciai del Gruppo Spluga-Lej (Alpi lombarde). Attualmente il ghiacciaio occupa una superficie di 0.125 km2 (2019), una quota che varia tra 2690 e 2908 m s.l.m.. Nel 2014 è stato effettuato un rilievo radar sull’intera superficie del ghiacciaio che ha messo in luce uno spessore medio di 11.2 m fino ad un massimo di 38.8 m (Hagg et al., 2017). Dal 1998 viene investigata l’altezza neve grazie ad una trincea stratigrafica al centro del ghiacciaio. Dal 2001 il ghiacciaio è stato oggetto di misure di bilancio di massa geodetico per mezzo di rilievo GPS differenziale (Tamburini et al., 2003; Tamburini et al., 2009) al quale dal 2010 è stato affiancato il bilancio glaciologico classico comprensivo di bilancio invernale (Hagg et al., 2017). Dal 2010 sul ghiacciaio vengono effettuati 25-30 sondaggi ed una trincea stratigrafica per la valutazione del bilancio invernale. Le paline ablatometriche sono passate da 2 (dal 2004 al 2009) a 4, dal 2010 in poi. Dal 2002 i bilanci sono stati costantemente negativi con solo due anni positivi (2010 e 2014). Il coordinamento dei rilievi sul campo e la raccolta dati è a cura di Paolo Gallo e Fabio Villa mentre Riccardo Scotti si occupa dell’elaborazione dei dati.

La rete dei punti di sondaggio della neve e localizzazione del punto in cui viene effettuata la trincea stratigrafica a inizio estate aggiornati al 2020. I cerchi mostrano la localizzazione delle paline ablatometriche per il calcolo del bilancio di massa

Ghiacciaio Suretta Sud, 18 settembre 2020 (foto F. Villa)

Mappe che mostrano la distribuzione spaziale delle perdite e degli incrementi di massa sulla superficie del ghiacciaio di Suretta Sud dal 2010. Viene riportato il bilancio netto al termine della stagione di ablazione misurato in metri di equivalente in acqua.

Bibliografia:

Tamburini A., Lojacono M. & Bellotti M., 2003. Variazioni volumetriche di un ghiacciaio determinate mediante rilievo GPS differenziale (Ghiacciaio di Suretta Sud, Valle dello Spluga, Italia). Terra glaciālis, 6

Tamburini A., Villa F., 2009. Ghiacciaio di Suretta Sud (Spluga Lei – SO). Valutazione bilancio di massa con metodo geodetico. Terra glaciālis, 12

Hagg W., Scotti R., Villa F., Mayer E., Heilig A., Mayer C., Tamm W & Hock T., 2017. Evolution of two cirque glaciers in Lombardy and their relation to climatic factors (1962-2016). Geogr Ann A. 99(4):371–386.

Bilancio di massa glaciologico al ghiacciaio del Lupo

Il ghiacciaio del Lupo si trova sul versante settentrionale delle Alpi Orobie. È un ghiacciaio di circo con esposizione settentrionale che attualmente occupa una superficie di 0.181 km2 (2019). La fronte si trova a 2430 m mentre la porzione più elevata si spinge fino a 2760 m di quota. Nel 2014 è stato effettuato un rilievo radar sull’intera superficie del ghiacciaio che ha messo in luce uno spessore medio di 14.9 m fino ad un massimo di 44.2 m (Hagg et al., 2017). Dal 1996 viene misurata l’altezza neve ad inizio estate in tre punti originariamente ad accumulo esclusivamente diretto e viene effettuata una trincea nivologica. Nel 2007 sono state installate le prime due paline ablatometriche (P1-2) per il calcolo del bilancio puntuale ed è iniziata la serie di bilanci invernali con i sondaggi estesi all’intera superficie del ghiacciaio. Nel 2008 è stato effettuato il primo bilancio di massa geodetico per mezzo di rilievo GPS differenziale mentre dal 2010, grazie all’installazione di 3 ulteriori paline ablatometriche (P3-P4-P5), inizia la serie di bilancio glaciologico classico esteso all’intera superficie del ghiacciaio. La rete di paline viene ulteriormente estesa nel 2016 con l’aggiunta delle paline P6 e P7. Considerando solo i dati estesi all’intera superficie, il ghiacciaio ha visto un’alternanza di annate positive e negative dal 2009 al 2014 con un bilancio cumulato quasi in equilibrio. Dal 2015 tutti i bilanci sono stati invece negativi. La raccolta dati viene tipicamente svolta da un nutrito gruppo di operatori coordinati da Riccardo Scotti, Roberto Porta, Michele Ruffoni e Matteo Oreggioni mentre l’analisi dei dati è a cura di Riccardo Scotti.  

La rete dei punti di sondaggio della neve e localizzazione del punto in cui viene effettuata la trincea stratigrafica a inizio estate aggiornati al 2020. I cerchi mostrano la localizzazione delle paline ablatometriche per il calcolo del bilancio di massa. Gli “addensamenti” dei punti di sondaggio nei pressi delle paline P4, P1-2 e P3 coincidono con i tre punti storici di indagine nivologica attivi dal 1996

Ghiacciaio del Lupo da drone, 01 Ottobre 2021 (foto ARPA Lombardia)

Mappe che mostrano la distribuzione spaziale dell’accumulo di neve stagionale misurato ad inizio estate.  La distribuzione è frutto dell’interpolazione spaziale dei dati misurati con sondaggi e riportata in m di equivalente in acqua grazie al valore di densità media misurato nel punto di indagine stratigrafica ed applicato all’intero ghiacciaio.  Nel grafico vengono riportati i valori di altezza neve media nei 3 punti di misura dal 1996.

Mappe che mostrano la distribuzione spaziale delle perdite e degli incrementi di massa sulla superficie del ghiacciaio del Lupo dal 2010. Viene riportato il bilancio netto al termine della stagione di ablazione misurato in metri di equivalente in acqua.

Bibliografia:

Hagg W., Scotti R., Villa F., Mayer E., Heilig A., Mayer C., Tamm W & Hock T., 2017. Evolution of two cirque glaciers in Lombardy and their relation to climatic factors (1962-2016). Geogr Ann A. 99(4):371–386.

Bilancio di massa glaciologico al ghiacciaio di Campo Nord – Paradisin

Il ghiacciaio di Campo Nord – Paradisin si trova alla testata della Valle di Livigno (Bacino Spol-Inn) sul versante settentrionale del crinale alpino. È un ghiacciaio di circo con esposizione nord occidentale che attualmente occupa una superficie di 0.233 km2 (2019). La fronte si trova a 2855 m mentre la porzione più elevata si spinge fino a 3150 m di quota. Dal 2000 viene misurata l’altezza neve tramite trincea stratigrafica sul plateau centrale del ghiacciaio (zona paline P3-P3bis). Nel periodo 2005-2009 vengono effettuati bilanci geodetici con GPS differenziale mentre nel 2007 sono state installate le prime paline ablatometriche per il calcolo del bilancio puntuale mentre dal 2010 grazie alla maggior estensione delle paline (5 in totale) inizia la serie di bilancio glaciologico classico esteso all’intera superficie del ghiacciaio. La rete di paline è stata in seguito costantemente incrementata fino ad arrivare a 8 paline nel 2020 per assecondare le variazioni morfologiche del ghiacciaio che ha perso la sua parte frontale ed ha visto negli anni un sensibile incremento della copertura detritica sui margini laterali. Considerando solo i dati estesi all’intera superficie, il ghiacciaio ha visto dal 2006 una sola stagione con un bilancio debolmente positivo (2014) mentre tutte le altre annate hanno visto bilanci negativi. La raccolta dati, dopo i primi bilanci geodetici di Andrea Tamburini, viene tipicamente svolta da Davide Colombarolli, Simone Colombarolli, Andreina Bera e Ivan Peri mentre l’analisi dei dati è a cura di Riccardo Scotti.  

La rete di paline ablatometriche del 2020 per il calcolo del bilancio di massa e la localizzazione del punto dove viene effettuata la trincea nivologica a inizio estate.

Ghiacciaio di Campo Nord – Paradisin dalla stazione fotografica 441, 14 Settembre 2021 (foto I. Peri)

Mappe che mostrano la distribuzione spaziale delle perdite e degli incrementi di massa sulla superficie del ghiacciaio di Campo Nord-Paradisin dal 2012. Viene riportato il bilancio netto al termine della stagione di ablazione misurato in metri di equivalente in acqua.

Campagne Glaciologiche

La campagna glaciologica è il rilevamento sistematico e ripetuto nel tempo delle variazioni glaciali e in particolare della misura delle fronti, dato estremamente importante perché è stato utilizzato fin dall’inizio dei vari studi glaciologici e quindi sono presenti serie di osservazioni molto lunghe, alcune iniziate e continuate ininterrottamente dal primo ‘900.

Questi rilevamenti vengono effettuati ogni anno alla fine della stagione di ablazione, tipicamente settembre-ottobre, e integrati con dati relativi alla copertura del manto nevoso, osservazioni della morfologia della fronte stessa e fotografie che permettono il confronto con le serie storiche.

Nel 2006 è stata messa a punto una profonda revisione del numero degli apparati da osservare ogni anno (ghiacciai-campione) e a rotazione quinquennale. Su alcuni apparati inoltre vengono effettuati studi annuali più approfonditi ai fini della definizione di una attendibile stima quali-quantitativa del bilancio idrico glaciale annuale dell’intera Regione Lombardia.

Bilancio di Massa Regionale

Il progetto

Il progetto di stima del bilancio di massa regionale con metodo glaciologico, ha preso avvio nella primavera del 2007 con la posa di una rete di paline ablatometriche atte a indagare con continuità l’andamento del glacialismo nelle diverse aree della Regione. In particolare, per ogni settore e per ogni fascia altimetrica è presente un numero di paline sufficiente a ottenere un dato rappresentativo di variazione di massa glacializzata a scala regionale. Selezionando 36 paline delle oltre 50 attive, secondo criteri di completezza delle serie storiche dei rilievi e di rappresentatività delle stesse è possibile considerare l’intero patrimonio glaciale Lomabrdo come un singolo ghiacciaio sul quale viene effettuato un bilancio di massa glaciologico. Le difficoltà insite nel calcolo degli accumuli nelle aree coperte da neve alla fine della stagione estiva hanno limitato i calcoli alla quantificazione delle perdite di ghiaccio stagionale. È così possibile conoscere i milioni di metri cubi di ghiaccio che annualmente vengono persi dall’insieme dei ghiacciai lombardi ed il contributo della fusione al regime idrologico. Il progetto, dal coordinamento dei rilievi all’analisi dei dati è curato da Andrea Monti.

Mappa con la localizzazione di tutte le paline SGL sui ghiacciai lombardi dove viene misurato il bilancio di massa puntuale

I primi risultati

I risultati del primo quinquennio 2007-2011 hanno messo in luce un bilancio estremamente negativo, quantificato in una perdita di 653 milioni di m3 di acqua, sintomo di un clima che non è più in grado di sostenere il glacialismo alle nostre latitudini e altitudini. Ancor più rilevante, la negatività ha visto un trend crescente negli ultimi due decenni, in linea con l’aumento delle temperature medie (in particolare, per quanto è di nostro interesse, estive) registrato a scala regionale così come globale. Una perdita del 19% dell’intero patrimonio glaciale in cinque anni (due dei quali, tra l’altro, eccezionalmente nevosi) decreta una “data discadenza” non troppo lontana per buona parte delle superfici glacializzate lombarde così come le conosciamo e così come siamo abituati a fruirne; dalle evidenze raccolte sul campo, emerge infatti che per individuare una teorica zona di accumulo a scala regionale bisogna necessariamente portarsi al di sopra dei 3400 m. Al di sotto, il bilancio di massa lombardo è nel suo complesso negativo (anche se alcuni singoli apparati possono godere di condizioni localmente più vantaggiose). È evidente che per riequilibrare un tale scarto tra aree di accumulo e di ablazione, il ridimensionamento delle superfici glacializzate continuerà ad essere molto consistente anno dopo anno.

Rilievi Georadar

Per conoscere lo spessore del ghiaccio ed il volume complessivo del ghiacciaio vengono comunemente usate diverse tecniche geodetiche. Lo strumento più comunemente utilizzato è il cosiddetto GeoRadar o Ground Penetrating Radar (GPR), che si basa sulla capacità delle onde elettromagnetiche a bassa frequenza di attraversare i solidi e sulla riflessione di tali onde che avviene sugli orizzonti di passaggio da ghiaccio a roccia, o su altre discontinuità. Un’antenna ricetrasmittente permette di ricavare, dal tempo intercorrente tra I segnali emessi e quelli riflessi, la distanza di tali orizzonti dalla superficie e quindi di conoscere lo spessore complessivo del ghiacciaio in modo distribuito. Una volta noto il modello del substrato roccioso, si può calcolare il volume complessivo del ghiacciaio. Questo metodo consente di ottenere rilevazioni affidabili su spessori di anche centinaia di metri. Lo strumento viene comunemente portato e fatto scorrere sulla superficie del ghiacciaio mentre per aree molto crepacciate o di grandi dimensioni si può effettuare il rilievo trasportando il radar alla base di un elicottero. SGL, grazie principalmente all’impegno ed alle competenze dei soci Andrea Tamburini e Fabio Villa ha effettuato negli anni diversi rilievi GPR da terra: Suretta Sud, Lupo, Campo Nord, Marinelli, Fellaria-Palù, Forni; su questi ultimi due ghiacciai i dati sono stati integrati anche da rilievi GPR da elicottero.

Mappa con la localizzazione dei ghiacciai oggetto di indagine GPR incluso di anno in cui sono state effettuate le misure.

Esempio di transetto radar su ghiacciaio montano (da A. Gusmeroli, 2012)

Esempio di indagine georadar su transetto del ghiacciaio dei Forni, luglio 2014 (foto R. Scotti)

Le mappe che mostrano lo spessore del ghiaccio in metri dei ghiacciai di Suretta Sud e del Lupo ricavate dai dati GPR rilevati nel 2014 da un gruppo di lavoro comprendente l’Università di Monaco di Baviera, Università degli Studi di Milano-Bicocca, la Bavarian Academy of Science ed il Servizio Glaciologico Lombardo. La figura è tratta dall’articolo: Hagg W., Scotti R., Villa F., Mayer E., Heilig A., Mayer C., Tamm W & Hock T., 2017. Evolution of two cirque glaciers in Lombardy and their relation to climatic factors (1962-2016). Geogr Ann A. 99(4):371–386.

 

Permafrost

Cos’è il permafrost

Dal 2017 SGL ha iniziato a monitorare la temperatura superficiale del suolo (o ground surface temperature – GST) che consente di scoprire l’eventuale presenza di permafrost e di monitorarne la sua evoluzione nel tempo. Il permafrost rappresenta una condizione termica del terreno (ma anche della roccia), ovvero, un qualsiasi materiale che resta al di sotto degli 0 °C per più di due anni consecutivi. La presenza di permafrost influenza in modo molto complesso sia l’idrogeologia che gli aspetti termici e meccanici del suolo andando ad influenzare, tra le altre cose, la stabilità dei pendii e delle pareti rocciose. Nelle Alpi il permafrost ha una distribuzione estremamente irregolare che è stata stimata su base modellistica. I punti di misura e controllo “sul campo” sono ancora molto limitati così come è quasi del tutto sconosciuto l’effettivo volume di ghiaccio conservato nel permafrost alpino. La sua evoluzione nel tempo dipende dalle condizioni climatiche, ma in modo molto più complesso rispetto ai ghiacciai a causa della grande influenza che ha lo spessore della neve in inverno sul bilancio energetico annuale del suolo.

Profilo termico del suolo in presenza di permafrost modificato da Scapozza e Fontana, 2009 e French, 1996. La struttura del permafrost prevede uno strato attivo (superficiale) che sgela e rigela ogni anno mentre il corpo del permafrost si trova in profondità. La presenza di permafrost dipende dal bilancio energetico superficiale. Condizioni climatiche fredde e asciutte favoriscono la penetrazione del freddo in profondità e quindi la presenza di permafrost. Più si va in profondità più il flusso di calore geotermico (che arriva dal centro della terra) andrà a contrastare la penetrazione del “freddo” portando poi a temperature sopra lo 0 (base del permafrost).

Perché monitoriamo la GST

SGL ha iniziato la misura della GST in 7 punti concentrati in tre siti: ghiacciaio di Campo Nord-Paradisin, Bivacco Corti e Monte Legnone, ognuno con un fine specifico. A Campo Nord è stato creato un transetto di termometri nella zona proglaciale dalla morena della Piccola Età Glaciale fino alla fronte del ghiacciaio per monitorare la presenza e l’eventuale formazione di permafrost in zone da poco scoperte dal ghiaccio (che per secoli se non millenni dovrebbe aver isolato il suolo sottostante). Al Bivacco Corti vengono monitorate le condizioni del suolo che favoriscono lo sviluppo della Viola Comollia specie endemica delle Alpi Orobie mentre al M. Legnone viene esplorata la possibile interazione fra permafrost e l’eccezionale resistenza del piccolo glacionevato del Colombano.

Mappa con la localizzazione e la quota sul livello del mare dei sensori GST installati sulle Alpi Lombarde da parte di SGL.

Esempio di andamento della GST durante un anno idrologico (dal 1° settembre al 31 agosto). È stato preso come esempio il sito GST_LU1 che avendo una temperatura di equilibrio invernale di – 4.7 °C, indica la probabile presenza di permafrost. Nota: la scomparsa della neve al suolo così come indicata dal nivometro non coincide con la scomparsa della neve al suolo presso il sito GST (vedi punto 7), questa discrepanza è del tutto normale considerando che la neve non è misurata esattamente sul sito di misura della GST ma presso un altro punto distante oltre 1 km (stazione ARPA Lago Reguzzo).

Stazioni Meteo Climatiche

Da sempre SGL ha mostrato particolare interesse per l’interazione fra eventi meteorologici ed andamento dell’innevamento residuo. Queste relazioni hanno sofferto per anni l’assenza di stazioni meteorologiche in alta quota ed in prossimità dei ghiacciai. Per questo fra il 2006 ed il 2008 è stata creata una rete di stazioni termo-igrometriche che comprendeva originariamente 4 siti con scarico dati sul posto: Bivacco Corti, M. dei Frati, Bivacco Resnati e Campo Nord. Negli ultimi anni grazie alla collaborazione con CAI Seregno e Meteopassione sono state aggiunte due stazioni complete con i dati online al Rif. Longoni ed alla Punta Venerocolo. Le stazioni meteo-climatiche di gestione SGL utilizzate sono composte da uno o più datalogger termo-igrometrici, piccoli dispositivi automatici che rilevano tali dati e li registrano su una memoria interna con capacità di memoria di oltre 1 anno con frequenza di rilevamento di 5 minuti. I sensori sono dotati di schermi solari Davis 8 piatti passivi.

Mappa con la localizzazione delle stazioni meteoclimatiche SGL incluse le stazioni in collaborazione con altri enti

Monte dei Frati

 

Località e quota Monte dei Frati 3320 m s.l.m.
Coordinate UTM 1616979-5115980 (Gauss-Boaga – Roma 1940)
Esposizione Sud (su ampia cresta rocciosa)
Strumento Delta-Ohm HD226.1
Campo di lavoro e misura T – 40/+105 °C (± 0.3°C)
Campo di misura UR 5/98% (± 2.5%)
Capacità di memoria 240000 letture
Campionamento 5’
Schermatura Davis Instruments 8 piatti passivo
Inizio serie 24 settembre 2006

 

La stazione di rilevamento dati del Passo Venerocolo, installata a quota 3230 m s.l.m., Da Fabrizio Roveda e Paolo Pagliardi il 24 settembre 2006 nei pressi dell’anticima meridionale del Monte dei Frati, è stata per molti anni la stazione termo-igrometrica più alta della Lombardia. Si trova a meno di 100 m lineari e a circa 80 metri di dislivello dall’altopiano del Ghiacciaio del Pisgana Ovest. Il punto di installazione del sensore è stato studiato a lungo a tavolino e sul terreno durante l’estate 2006. Vista la carenza di grandi massi utili al posizionamento dello strumento si è preferito collocare lo stesso su un’asta in legno lunga 220 cm incastrata fra spigolosi massi di tonalite. L’ancoraggio è rinforzato da tiranti agganciati allo schermo solare. Si è preferito utilizzare un’asta in legno, nonostante i possibili problemi di usura del materiale per cercare di contrastare il rischio di fulminazioni sicuramente importante vista la collocazione particolarmente esposta. A distanza di oltre 15 anni di esercizio la struttura è ancora intatta e il datalogger funziona regolarmente. Si sono verificati solo 4 episodi di malfunzionamenti che hanno creato delle discontinuità nella serie storica dei dati, la quale resta quindi di ottima rappresentatività del clima ad alta quota e, in particolare per i ghiacciai del Pisgana e dell’Adamello.

24 settembre 2006: Il datalogger al M. dei Frati  appena installato (foto F. Roveda)

Bivacco Corti

 

Località e quota Bivacco Corti 2509 m s.l.m.
Coordinate UTM 1576374-5103334 (Gauss-Boaga – Roma 1940)
Esposizione Sud-Est (sul versante settentrionale della catena orobica)
Geometria Distanza dal suolo 205 cm, dall’edificio 60 cm
Strumento Delta-Ohm HD226.1
Campo di lavoro e misura T – 40/+105 °C (± 0.3°C)
Campo di misura UR 5/98% (± 2.5%)
Capacità di memoria 240000 letture
Campionamento 5’
Schermatura Davis Instruments 8 piatti passivo
Inizio serie 27 maggio 2006

 

La stazione del Bivacco Corti (2509 m s.l.m.), nei pressi del Ghiacciaio del Lupo, installata da Riccardo Scotti, Alessio Gusmeroli e Davide Patriarca il 27 maggio 2016, è stata la prima della rete SGL. all’epoca dell’installazione risultava la più alta delle Alpi Orobie. Anche in questo caso la ricerca e la scelta del punto di collocazione dello strumento è stata studiata sia a tavolino che sul terreno. L’installazione sulla superficie del Ghiacciaio del Lupo, o in qualsiasi altro punto nei pressi del bivacco, non è possibile a causa della frequente e intensa attività valanghiva, tipica di questa zona. Il Bivacco Corti attualmente dista circa 250 m dalla superficie del ghiacciaio. Inoltre il termo-igrometro si trova a un solo chilometro di distanza da altri due apparati interessanti come il Ghiacciaio di Marovin e il Ghiacciaio di Porola.

La stazione meteo-climatica del Bivacco Corti il 14 luglio 2013 (R. Scotti)

Bivacco Resnati

 

Località e quota Bivacco Resnati 1950 m s.l.m.
Coordinate UTM 1577294-5103871 (Gauss-Boaga – Roma 1940)
Esposizione Nord (sul versante settentrionale della catena orobica)
Geometria Distanza dal suolo ~ 300 cm
Strumento Delta-Ohm HD226.1
Campo di lavoro e misura T – 40/+105 °C (± 0.3°C)
Campo di misura UR 5/98% (± 2.5%)
Capacità di memoria 240000 letture
Campionamento 5’
Schermatura Davis Instruments 8 piatti passivo
Inizio serie 30 aprile 2007

 

Questa installazione è stata effettuata da Riccardo e Franco Scotti assieme a Paolo Dego il 30 aprile 2007 ed è molto vicina a quella del Bivacco Corti e ha lo scopo di cercare di rilevare meglio il topoclima orobico. Infatti i primi dati della stazione Bivacco Corti ha dimostrato dal punto di vista termico di essere più simile al resto della regione, piuttosto che alle nicchie ombreggiate tipiche del versante orobico settentrionale. Il Ghiacciaio del Lupo assieme agli altri maggiori ghiacciai orobici come Trobio, Porola e Scais non è del tutto rappresentativo della maggior parte dei piccoli glacionevati orobici. Manca in questo caso una forte protezione orografica e gli accumuli valanghivi non sono così enormemente vitali come in molti altri apparati del settore. Il bivacco Resnati è molto vicino alla fronte del Ghiacciaio del Marovin e la sua posizione realmente appartata e ombrosa è ideale per valutare l’ambiente glaciale orobico di bassa quota. Il gigantesco masso al quale è appoggiato il Bivacco (alto 10-15m) ha reso possibile posizionare il sensore a inizialmente a 540 cm dal suolo, minimizzando la possibilità che lo strumento venga sommerso dalla neve nel periodo invernale. La stazione è però stata danneggiata l’inverno successivo a causa dello spostamento d’aria provocato da una delle enormi valanghe che spazzano i versanti nord del Pizzo Coca. Per questo nell’estate successiva il termometro è stato ri-collocato sul versante nord del masso ad un’altezza da terra meno elevata. Se da quel momento la struttura non ha più subito danni, il forte innevamento ha talvolta sommerso completamente il termometro provocando frequenti interruzioni alla serie di dati raccolti.

Il Bivacco Resnati è posizionato sulla morena sinistra idrografica della PEG formata dal Ghiacciaio del Marovin ed attualmente dista circa 200 m dalla fronte dello stesso.  Il Bivacco Corti è posizionato a circa 1.2 km di distanza lineare e 559 m più in alto. (Mappa A. Gusmeroli su base CTR 1:10000 Regione Lombardia)

Il Bivacco Resnati è protetto da un masso ciclopico che in alcune annate viene parzialmente sepolto dalla neve nel periodo invernale. La stazione meteo-climatica, dal 2008, è installata sul lato nord del masso (foto R. Scotti)

Trasporto materiali per l’installazione della stazione meteo-climatica del Bivacco Resnati il 30 aprile 2007 (foto F. Scotti)

Ghiacciaio di Campo Nord – Paradisin

 

Località e quota Ghiacciaio di Campo Nord – Paradisin 2933 m s.l.m.
Coordinate UTM 5852223-5142546 (UTM- WGS84)
Esposizione Nord (nel 2008 a pochi metri dalla fronte del ghiacciaio)
Geometria Su asta metallica, distanza dal suolo 195 cm
Strumento Delta-Ohm HD226.1
Campo di lavoro e misura T – 40/+105 °C (± 0.3°C)
Campo di misura UR 5/98% (± 2.5%)
Capacità di memoria 240000 letture
Campionamento 5’
Schermatura Davis Instruments 8 piatti passivo
Inizio serie 26 luglio 2008

 

Questa installazione è stata effettuata da Davide e Simone Colombarolli con Andreina Bera e Andrea Barilli il 26 luglio 2008 per supportare il programma di bilancio di massa del Ghiacciaio di Campo Nord – Paradisin e per fornire dati climatici dal versante idrografico settentrionale del crinale alpino, molto più a settentrione rispetto alle altre stazioni della rete. Nel 2013 la stazione è stata dotata di radiometro mentre nel 2016 per un breve periodo è stato installato un anemometro. Entrambi gli strumenti sono stati dismessi per i continui malfunzionamenti. La peculiarità della stazione, che ha fornito negli anni una solida serie di riferimento con pochissime interruzioni, è la sua collocazione molto vicina (almeno nei primi anni) alla fronte superiore del ghiacciaio. Restano da valutare ed analizzare gli effetti sulle temperature dati dal progressivo allontanamento del ghiacciaio dovuto al suo rapido ritiro frontale.

Alla data dell’installazione (26 giugno 2008) la stazione Campo Nord – Paradisin si trovava a pochi metri dalla fronte superiore del ghiacciaio (foto D. Colombarolli)

La collocazione della stazione Campo Nord – Paradisin su un dosso incastonato fra la vecchia fronte principale del ghiacciaio e la fronte secondaria posta ad una quota più elevata ed ormai distante alcune centinaia di metri dalla stazione. 17 settembre 2019 (foto S. Colombarolli)