Onde cinematiche

 

Questa condizione di risposta al clima è tipica di ghiacciai con grande bacino di accumulo e lingua di ablazione lunga e stretta; il fenomeno, ipotizzato dall’italiano De Marchi (1895), è stato verificato per pochi ghiacciai: Mer de Glace (Monte Bianco), Hintereisferner (Alpi austriache), Nisqually (Mount Rainer, Washington, USA) e recentemente, al Ghiacciaio del Belvedere (Mazza, 2003). Ad una trattazione semplice iniziale da parte del De Marchi, il quale ipotizzò che a un incremento sensibile di massa nella parte superiore di un ghiacciaio facesse seguito, con determinate condizioni geometriche dello stesso, un’ondata che si propaga a una velocità superiore a quella del ghiacciaio. Dopo un lungo periodo di abbandono della teoria, questa fu ripresa da ricercatori inglesi (Lighthill & Whitham, 1955; in Hutter, 1983), applicandola ai problemi della circolazione stradale e alle piene dei fiumi. La teoria fu ripresa da alcuni glaciologi ben noti (Weertman, Nye) basandola sulle variazioni del bilancio di massa. Questi completarono la teoria con il concetto di diffusione dell’onda cinematica, fondamentale per un’interpretazione realistica dei fenomeni naturali. Per diffusione di intende una riduzione della sopraelevazione (bulge) della superficie del ghiacciaio, che materializza la propagazione dell’onda cinematica. La diffusione a monte rallenta o anche annulla la propagazione dell’onda
cinematica; la diffusione a valle riduce il tempo di risposta dei ghiacciai alle perturbazioni del clima.